La normativa per i reati d’impresa
L’obiettivo della decreto legislativo 231 sui reati di impresa è quello di prevenire ed ostacolare azioni illecite e reati che possono essere compiuti da figure apicali a vantaggio della propria azienda, anche senza che la Direzione debba esserne a conoscenza.
La legge, obbligatoria solamente per alcune tipologie di azienda, prevede che l’alta Direzione predisponga tutta una serie di protocolli e modelli atti a prevenire i reati 231 e che nomini un ODV (Organismo di Vigilanza) che assuma l’incarico di vigilare che dette procedure siano osservate e aggiornate. La stesura di modelli organizzativi solidi tutela la Direzione anche qualora il reato si verificasse poiché, tali modelli, dimostrano la reale volontà di prevenirli ed evitarli.
La nostra consulenza
La nostra consulenza prevede un’analisi iniziale dei rischi individuabili in azienda legati alla normativa 231 e la successiva redazione di modelli organizzativi con protocolli che definiscano procedure e prassi da seguire per evitare i rischi individuati nella prima fase.
Oltre alle redazioni documentali possiamo essere nominati membri di Organismi di Vigilanza. In base all’esigenza, è possibile sottoscrivere la nomina di un legale o di una figura tecnica, che garantisca sempre e comunque l’imparzialità del giudizio in qualità di figura esterna all’azienda.
Per la normativa 231 le figure di consulente e membro dell’ODV non sono in conflitto e i due ruoli possono quindi essere ricoperti da una stessa persona all’interno di un’unica realtà lavorativa.
Chi è obbligato ad essere in regime 231?
La legge 231, più che identificare chi sia obbligato ad implementare la norma, precisa chi NON sia obbligato a farlo. In linea di massimo esistono realtà che per tipologia di attività sono più soggette ai reati presupposto della norma e per i quali quindi è fortemente consigliato un modello organizzativo 231.
Più precisamente e a titolo di esempio citiamo:
- Banche (requisito esplicito di ABI)
- RSA e Cliniche che abbiano o vogliano accedere ad accreditamenti dalla regione
- Centri di formazione che vogliano accedere a fondi regionali o europei
- Fondi interprofessionali per poter gestire le quote per la formazione dei lavoratori